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A Roma e Bologna le università da 110 e lode INDICI QUALITA' ATENEI2009-10-23 |
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-11-23 A Roma e Bologna le università da 110 e lode di Gianni Trovati INDICI QUALITA' ATENEI23 novembre 2009 Università La Sapienza di Roma (Imagoeconomica9 TABELLE / Indicatori del ministero sulla qualità degli atenei "Dai nostri archivi" Indicatori del ministero sulla qualità degli atenei Università: ricerca e occupati premiano i Politecnici Riforma università: l'abc del disegno di legge Taglio del 20 0x0p+0i corsi di laureaRoma e Siena in pole position Università, ecco la classifica degli atenei migliori In Italia uno studente su cinque rimane parcheggiato in università senza riuscire ad accumulare in un anno nemmeno 5 crediti formativi, il minimo per registrare la sua presenza attiva fra corsi ed esami. Il battesimo del fuoco accademico, poi, è un dramma per molti, visto che meno del 35% delle ex matricole esce dal primo anno con in tasca almeno i due terzi dei crediti necessari per rimanere nei tempi giusti. Sono solo due dei tanti dati che emergono dalla radiografia degli atenei statali, messa a punto nei mesi scorsi dal ministero dell'università per attribuire i 523,4 milioni di incentivi al merito previsti sul fondo di finanziamento 2009, arrivato nei giorni scorsi a destinazione. Dopo le classifiche ministeriali diffuse a luglio, che avevano acceso le polemiche tra i rettori ma in realtà mescolavano agli indicatori di performance quelli legati a incrementi stipendiali e altri fattori, i dati effettivi sulla qualità sono stati corretti e affinati con le università, a cui sono stati appena resi disponibili. Le tabelle qui a fianco offrono i risultati dell'analisi ministeriale, con tutti i nove parametri utilizzati per la distribuzione degli incentivi e le graduatorie generali che riassumono i risultati su didattica e ricerca. I criteri impiegati per le classifiche generali, va detto, favoriscono gli atenei più grandi, che nel complesso ottengono ovviamente quote di finanziamento maggiori. Dal confronto, però, è facile individuare i poli più rivolti alla ricerca e quelli più votati alla sola didattica, in base alla posizione nelle due graduatorie. La Sapienza di Roma (7,16% degli incentivi sulla ricerca, e 5,7% nella didattica) può essere annoverata nel primo gruppo, mentre l'università di Torino rientra nel secondo. Il pacchetto più consistente (345,5 milioni) è stato indirizzato in base ai risultati della ricerca, che hanno premiato soprattutto La Sapienza di Roma, l'Alma Mater di Bologna e la Statale di Milano. Si è misurata la quota di fondi ottenuti grazie ai successi dell'ateneo nelle pagelle del comitato di valutazione della ricerca (che però risalgono al 2001/2003), nei bandi di interesse nazionale e in quelli del VI programma quadro dell'Ue. Il Politecnico di Milano primeggia in Europa, mentre la Sapienza di Roma vince in Italia e nelle valutazioni fondate sul numero di brevetti spicca Ferrara. Sul versante della didattica (che ha messo in palio 177,9 milioni) i dati sono invece tutti aggiornati al 2008, e i premi più importanti sono quelli ottenuti da Bologna, seguita dalla Sapienza e dalla Federico II di Napoli. Nell'analisi di queste performance bisogna considerare che facoltà come ingegneria sono caratterizzate in genere da una "fedeltà" più spiccata degli studenti, e quindi contribuiscono a migliorare i risultati degli atenei dove sono maggioritarie. Fra i politecnici, quello di Milano ("medaglia d'oro" nelle ultime graduatorie sulla qualità universitaria, pubblicate sul Sole 24 Ore del 13 luglio scorso) esce con una larga vittoria dal confronto con i concorrenti, che vede invece all'ultimo posto il Politecnico di Bari. Con pochissime eccezioni, del resto, i parametri sulla didattica affollano nelle parti basse della classifica il Centro-Sud. Ad affondare Catanzaro, che chiude la graduatoria generale, è in particolare il basso numero di docenti di ruolo nelle materie di base e caratterizzanti, che si attesta sotto la metà della media nazionale e testimonia un'offerta formativa ipertrofica rispetto alla docenza, e un bassissimo numero di insegnamenti per i quali l'ateneo ha rilevato l'opinione degli studenti. A Viterbo, Palermo e Sassari, invece, colpisce il fatto che più dell'85% degli studenti non riesce ad approdare al secondo anno con almeno i 2/3 dei crediti previsti. Proprio su aspetti come questo si potrebbero concentrare le prossime analisi ministeriali alla ricerca dei "corsi inutili", che andrebbero misurati non solo in base al numero degli iscritti ma anche ai loro successi formativi (oltre che alla copertura da parte di docenti di ruolo). Nel primo anno di applicazione del fondo per il merito, questa pioggia di indicatori ha determinato in realtà scostamenti minimi nel totale "incassi" delle singole università perché al netto delle quote con cui gli atenei stessi hanno alimentato il fondo, i premi effettivi non hanno superato i 60-70 milioni. Per tradurre il meccanismo in incentivi reali bisogna aumentare la posta, e il decreto Gelmini promette di superare nei prossimi due anni i due miliardi di euro. Prima, però, c'è da sciogliere il nodo dei tagli previsti per il 2010; anche i rettori si sono accodati alla lunga fila degli aspiranti a una quota del gettito dello scudo fiscale, e tutto dipenderà dalle priorità che deciderà di indicare il ministero dell'Economia. 23 novembre 2009
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